Probabilmente è capitato anche a voi di sentire la parola loft o Open-space mentre eravate alla ricerca di una casa in affitto o in vendita, o semplicemente mentre parlavate di architettura dell’ultimo secolo con amici. Spesso però questi termini vengono fusi e confusi tra loro.
In realtà le definizioni associate a questi due ambienti sono ben distinte e, se è vero che un open space può essere contenuto in un loft, va precisato che non può essere il contrario.
Ma quali sono le differenze? In cosa un open space si distingue dal loft? Vediamo come evitare di cadere in errore.
Innanzitutto il loft è un tipo di abitazione, frequentemente caratterizzato da ambienti open space, ricavato all’interno di un ex edificio industriale. Lo dimostrano alcune caratteristiche che, nonostante i lavori di ristrutturazione finalizzati alla trasformazione di ex fabbriche in case vere e proprie, rimangono visibili e riconoscibili all’interno dell’arredamento, diventandone orgogliosamente parte integrante.
Può essere il caso di travi in ferro lasciate a vista, di pareti in mattoni, di soppalchi e di grandi vetrate. Il loft presenta spesso tubature lasciate a vista o soffitti molto alti, così realizzati per esigenze produttive di fabbriche e magazzini con sede, un tempo, in quello stesso posto.
Tutte queste caratteristiche, inizialmente dettate da pure necessità di tipo strutturale, sono diventate imprescindibili dallo stile proprio del loft, che si presenta come un chiaro riferimento, se non una riproposizione, a quello delle fabbriche americane degli anni Settanta.
È proprio in quel periodo e in quell’area geografica che la tipologia del loft e nata e si è diffusa. Nell’arco di un decennio è diventata una moda assoluta, non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa. Le fabbriche, i magazzini, i negozi ormai abbandonati si sono trasformati completamente, diventando abitazioni dal carattere nuovo, capaci di portare una ventata di America anche nel lontano “Vecchio Continente”.
La tendenza ha attraversato i decenni, arrivando fino agli anni 2000, quando, con il loft, il concetto di riuso, recupero e riciclo, ha avuto modo di sposarsi perfettamente con l’idea di uno spazio polifunzionale e privo di divisioni fisiche superflue propria dell’architettura contemporanea.
Quella che oggi viene definita una “moda” nasce da una necessità puramente economica.
Il loft, infatti, è la risposta al bisogno dei cittadini statunitensi di trovare degli alloggi adatti ad accogliere la popolazione in crescita limitando la lievitazione dei costi.
A partire da questa esigenza, ex fabbriche o vecchi locali commerciali in disuso sono stati acquisiti e trasformati in appartamenti economici, di modesta entità, su cui probabilmente nessuno avrebbe mai investito un dollaro.
Chi poteva immaginare, all’epoca, che il loft avrebbe avuto così tanto successo nel mondo?
Quando si parla di “open space” invece si fa riferimento, traducendo letteralmente dall’inglese, a uno spazio aperto, privo di delimitazioni fisiche.
Architettonicamente parlando, invece, la definizione è un po’ più articolata, poiché si intende sempre un ambiente unico, ma che al suo interno ospita funzioni abitative differenti. Una cucina a vista affacciata a un salotto è un open space, per esempio.
Negli open space non sono presenti divisioni strutturali tra le varie zone funzionali, pur essendo ammessi degli elementi d’arredo che, oltre a fungere da filtri tra un area e l’altra e ad abbellire esteticamente la stanza, possono definire, almeno visivamente, qual è la superficie dedicata a ciascuna delle funzioni assorbite all’interno di quel determinato spazio.
La presenza degli open space nelle abitazioni del XX secolo è figlia di uno stile architettonico che ha trasformato questo ambiente in una vera e propria moda, destinata ad avere, tra l’altro, una crescita esponenziale.
Gli open space consentono un notevole risparmio in termini di costi di costruzione, non essendo caratterizzati da pareti divisorie o elementi strutturali. Consentono, inoltre, di giocare molto con l’arredamento e i complementi, lasciano spazio a ogni genere di mobile e non imprigionano il proprietario nel problema delle dimensioni della stanza.
L’open space permette, poi, di ottenere più facilmente una buona e uniforme illuminazione dell’ambiente. Le pareti divisorie, infatti, potrebbero comportare delle perdite di luce naturale proveniente dall’esterno. La loro assenza, al contrario, permette alla stanza di essere invasa senza ostacoli, senza barriere e senza interruzioni dalla luce emanata naturalmente dal sole che filtra attraverso le finestre. Anche la preferenza di ampie vetrate in sostituzione dei setti murari sembrerebbe muoversi in questa direzione.
Quindi se l’open space è un ambiente dell’abitazione, il loft è, invece, una vera e propria tipologia abitativa. Ecco, quindi, che scopriamo immediatamente la fondamentale differenza tra le due espressioni.